Scrivere Una Sceneggiatura Senza Crampi – La Struttura

By | September 14, 2015

Io ho una semplice formula di dieci parole per scrivere una sceneggiatura perfetta.

Probabilmente funziona con qualunque altro tipo di scrittura, dai romanzi d’amore ai manuali di allevamento per lumache, ma io sono principalmente uno scrittore di sceneggiature di circa centoventi pagine perciò limiterò l’applicazione della mia formula solo a questo tipo di scritti.

Te la cedo gratuitamente come ho sempre fatto con coloro che mi confessavano il loro desiderio di diventare sceneggiatori.

Eccola:

Leggere (sceneggiature), leggere, leggere.
Schematizzare, schematizzare, schematizzare.
Scrivere, scrivere, scrivere.
Daccapo.

Ora, nessuno ha mai avuto nulla da ridire sulla prima e terza riga, che sono (quasi) ovvie per chiunque aspiri a scrivere una sceneggiatura. E anche la quarta non suscita grandi proteste, in genere, a meno di disporre dell’eccezionale potere di essere in grado di auto prodursi la sceneggiatura.

Tuttavia, da un mucchio di sceneggiatori affermati sentirai dire che non abbozzano mai nessun tipo di schema preliminare. Mai fatto e mai lo faranno. Detestano gli schemi, le strutture e i paradigmi. No, no, no, la sceneggiatura è un tipo di scrittura che deve fluire libera come l’acqua di una cascata, si tratta di partire da un’idea, un personaggio, un tema e poi scrivere scrivere scrivere una sceneggiatura con quello che viene.

Discorsi del genere ne leggo e ne ascolto da anni, in colloqui personali e interviste. E non da artistoidi che scrivono sceneggiature per registi sperimentali, ma tra i maggiori professionisti mondiali del cinema.

Ad esempio, Monicelli una volta mi disse che le regole per scrivere una sceneggiatura che si insegnano nelle scuole erano tutte “bischerate”,  non importa stare a fare tante scalette su dove mettere un colpo di scena o un certo dialogo, se scrivendo una sceneggiatura lo sceneggiatore si diverte ed è tranquillo e appassionato alla storia lo sarà di certo anche lo spettatore.

Frank Capra sosteneva che scrivere in anticipo l’intreccio finisce per danneggiare la narrazione e toglierle spontaneità. Preferiva inserire i personaggi in qualche situazione particolare e stare a guardare come se la cavavano via via che scriveva.

Qualche anno fa, al festival di Venezia, di fronte a un pubblico di centinaia di persone, ho sentito con le mie orecchie Christopher Nolan affermare “Non faccio mai nessun trattamento prima di scrivere una sceneggiatura. Perché dovrei scrivere la stessa storia due volte?”.

In un’intervista di vari anni fa, Pupi Avati, dopo una mia domanda sulla necessità o meno di avere uno schema prima di scrivere una sceneggiatura, mi guardò serio e rispose “Giovanni, ti assicuro che in tutta la mia vita non ho mai fatto uno schema, ne seguito nessuna regola di scrittura: Io quando ho l’idea praticamente scrivo di getto una sceneggiatura come un romanzo, scorrettamente corredandolo anche del pensiero del personaggio. Una cosa che dentro una sceneggiatura non si fa mai”.

L’elenco degli sceneggiatori famosi che affermano di non preparare nessuno schema prima di iniziare a scrivere una sceneggiatura pare essere lunghissimo.

E allora perché mi inviti a farlo, visto che loro non lo fanno, mi chiederai.
Non posso fare come loro, mettermi davanti al computer e iniziare a battere forsennatamente sui tasti registrando quello che via via mi viene in mente?

Beh, forse tu sei capace di farlo. Forse sei tra i talentuosi per i quali questo “fiume di parole” funziona. Però io sono certo fin da adesso che non sei Monicelli, Frank Capra o Chistopher Nolan.

Ci sono altri sceneggiatori, altrettanto capaci e famosi, che passano la maggior parte del loro tempo di lavoro a preparare un progetto preciso di cosa andranno a scrivere mesi, o in qualche caso anni, prima di iniziare a scrivere una sceneggiatura.

E sono pronti a darti del pazzo se inizierai a scrivere prima di avere una preciso schema di sceneggiatura.

Prova a farti una domanda: quante sceneggiature hai letto (o quanti film hai visto) in cui lo sceneggiatore ti presentava un personaggio che poi spariva nel corso della storia e non appariva più? O introduceva una scena che sembrava inutile?

E quanti film hai visto in cui la prima ora era molto avvincente e brillante, ma poi tutto crollava, dandoti l’impressione che la storia volesse semplicemente chiudersi in fretta e mandarti a casa? Quanti film erano così confusi e scollegati da farti uscire dal cinema pensando che forse non eri stato abbastanza attento da capire tutto per bene (non sto parlando di film volutamente scatole cinesi come Inception o Memento)?

La mia spiegazione è che tutti questi problemi sono dovuti a una carenza di organizzazione, ovvero al fatto che lo sceneggiatore probabilmente non ha steso neppure una mezza riga di schema o struttura prima di mettersi a scrivere una sceneggiatura vera e propria..

Scrivere una sceneggiatura non è come giocare all’enalotto, trovare un produttore lo è, ma scrivere una sceneggiatura no.

Scrivere una sceneggiatura è una tecnica. Si può imparare e migliorare.

Chiaramente, come nello studio del russo e nel kung fu, qualcuno avrà un talento naturale più forte di un altro, ma in quanto tecnica, come nello studio del russo e nel kung fu, per quanto non semplici, applicandosi con la dovuta costanza e non saltando nemmeno un passaggio del programma di apprendimento, praticamente tutti possono raggiungere ottimi risultati.

Soprattutto se sei uno dei fortunati con un talento enorme e portentoso per raccontare storie (io non lo sono) non dovresti rischiare di esprirmerti al di sotto delle tue possibilità a causa della fatica di usare lo strumento adatto, e magari farti rubare la possibilità di trovare un buon produttore da qualcuno meno dotato ma più metodico.

Scrivere uno schema di sceneggiatura, una scaletta e un trattamento preciso della tua storia prima di iniziare a scrivere una sceneggiatura non è un esercizietto scemo come le scalette che eri costretto a fare alle scuole medie.

Se sarai intelligente e preciso nel fare il tuo schema di sceneggiatura, costringerai te stesso a pensare bene alla storia da cima a fondo. Costruirai un primo arco drammatico, ossia qualcosa con un inizio, una parte centrale e una fine, che ti sarà sempre utile come ossatura della sceneggiatura, un progetto operativo da usare dopo.

Non so a te, ma a me occorre sempre un sacco di tempo per scrivere la sceneggiatura anche di un semplice cortometraggio. Non è questione di giorni o settimane, ma di interi lunghi mesi, o anni per i lavori più complessi.
Per me è un periodo lunghissimo e mica riesco a tenere tutto a mente…

Sarà colpa degli anni, e ormai sono cinquanta, che galoppano sempre in avanti tra tutte le vicende della mia vita ma mi accorgo di non ricordarmi tutto bene come un tempo, o almeno come mi sembra che ricordassi bene una volta.

Quando ti sarai scritto tutto, personaggi, intrecci, ambienti e azioni, soprattutto cosa intendi scrivere e dove vuoi arrivare ti sarà di grandissimo aiuto. Anche durante una fase avanzata di sceneggiatura, magari alla seconda stesura, rileggere quello che hai scritto cinque o sei mesi prima ti aiuterà a ricordare bene cosa intendevi fare, non solo con la tua storia in generale, ma soprattutto coi punti che ritenevi cruciali.

Ci sono altri due ottimi motivi a favore dello schema di sceneggiatura.

Il primo è che è il modo più micidiale per vincere i cosiddetti – blocchi di scrittura –

Non ho mai mai mai creduto ai blocchi di scrittura, ho sempre sostenuto che non siano altro che il sistema usato da Dio, dalla musa, dalla forza o da chi vuoi tu, per darmi un segnale: “Hai iniziato a scrivere una sceneggiatura senza aver riflettuto abbastanza sulla tua storia, Giovanni. Se non vuoi finire nel Deserto Delle Banalità, nella Landa delle Idee Senza Sbocco o nel Vicolo Cieco delle Soluzioni Abborracciate chiudi tutto, prenditi cinque o sei giorni di pausa e poi rimettiti al lavoro sulla scaletta o sul trattamento. Solo un valido schema ti può salvare”.

Il secondo motivo, ma non meno importante del primo, è che ti lascia incredibilmente libro di concentrarti su altri problemi di sceneggiatura, ma non sull’intreccio.

Pensaci: scrivendo la sceneggiatura devi occuparti di restare fedele al punto di vista dei tuoi protagonisti, evocare una qualche reazione nel lettore (e poi nello spettatore) che sia suspance, commozione, stupore o quel che è, creare scene che siano credibili e che funzionino, scrivere dialoghi interessanti, dare movimento alla storia, decidere che parole e immagini usare… e queste sono solo i fattori di base. Ora, oltre a tutto questo vorresti anche essere costretto a sviluppare l’intreccio della storia…?

Ok, forse sto esagerando, come ti ho detto prima ci sono numerosi sceneggiatori che procedono proprio così, scrivendo la sceneggiatura via via che immaginano la storia, però il mio consiglio rimane più che valido:

Se ti prendi tempo e lavori con attenzione allo schema della sceneggiatura, dettagli una scaletta precisa e metti su carta la tua storia in un bel trattamento, nel quale puoi raccogliere pure i tuoi pensieri, in seguito sarai libero di concentrarti sugli altri milioni di problemi della stesura della sceneggiatura e, soprattutto, ridurrai di molto il tuo stress.

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