La Sequenza di sceneggiatura

By | November 10, 2015

Se è abbastanza facile spiegare cosa distingue una mediocre sceneggiatura da una buona sceneggiatura non è altrettanto semplice definire quello che trasforma una ottima sceneggiatura in una sceneggiatura perfetta.

Personalmente ho individuato tre fattori di base generali che possono applicarsi a qualunque storia raccontata (libri, serie Tv, fumetti, etc) e una caratteristica che invece è propria delle vere sceneggiature perfette come le tre sceneggiature che userò come esempio per essere più chiaro.

Iniziamo.

Ecco i tre Fattori che rendono perfetta ogni storia:

• Appello alle Emozioni Primarie. I personaggi sono guidati da paure e desideri di base. Proteggere se stessi e/o le loro famiglie, la sopravvivenza, scoprire chi sono veramente e quale è il loro posto nel mondo che li circonda.

Non è importante identificarsi con la Missione (“task”) esatta del personaggio, ma riuscire a condividere l’emozione che c’è dietro. Più riusciamo a renderla universale e maggiori possibilità abbiamo di coinvolgere il pubblico.

Nessuno si è mai svegliato una mattina e ha trovato la sua città invasa dagli alieni, ma tutti abbiamo più o meno paura dell’ignoto. Pochi di noi, credo, sono stati sfidati dal campione mondiale di Boxe ma chiunque almeno una volta nella vita ha dovuto prepararsi in fretta per affrontare un compito ritenuto molto al di sopra delle proprie possibilità per dimostrare il proprio valore.

Se posso riconoscere lo stato d’animo dei personaggi per tutta la durata della storia lo vivrò sulla mia pelle.

• Un mondo abbastanza dettagliato da farlo credere reale e trasportarci al suo interno. Ciò vale per la realtà (Roma Antica, Washington DC, Quartiere Scampia a Napoli) o finzione completa (astronave aliena, il futuro, terra fantastica).

E’ fondamentale dare tutte le informazioni utili a capire come funziona quel particolare “mondo” e perché i personaggi si stanno comportando proprio in quel modo. Quando il pubblico dice “Sì, questo è esattamente quello che farei io in questa situazione“, specialmente davanti a una scelta particolarmente difficile che un personaggio è chiamato a prendere, fosse anche andare a catturare un drago o invadere la Mongolia, significa che il suo coinvolgimento è totale.

 Sottotesto nei dialoghi. I personaggi non dovrebbero dire proprio tutto tutto quello che vogliono dire in modo palese. Il pubblico dovrebbe conoscere abbastanza particolari della loro vita e delle loro motivazioni da intuire da solo molte cose che i personaggi omettono di rivelare parlando.

Quando Michael Corleone, durante il matrimonio della sorella, parla a Kay Adams della sua famiglia e della sua scelta di arruolarsi c’è tutta la sua volontà di stare fuori da quel mondo criminale e provare a scegliersi una vita differente.

Ci dovrebbe sempre essere una “seconda storia” che non viene raccontata ma solo fatta intuire.

Quelli che ho appena elencato sono solo tre dei molti fattori che rendono perfetta una sceneggiatura, dovendo ridurre tutto solo a pochi punti essenziali quelli per me sono i più importanti. Qualcuno potrebbe avere altre idee che hanno a che fare con la missione del protagonista, l’ostacolo che deve superare, il finale, i subplot, etc etc etc… ovviamente ognuno ha la propria visione di una storia perfetta e io probabilmente sarei abbastanza d’accordo con tutti quanti e disposto a rivedere la mia lista di tre.

C’è però UN fattore sul quale non sono disposto a scendere a compromessi con nessuno.

Il fattore più importante in assoluto, ovvero il modo in cui una sceneggiatura parla veramente, il linguaggio attraverso il quale la storia viene raccontata: La Sequenza di Sceneggiatura.

Una sceneggiatura può avere i dialoghi più brillanti, un protagonista carismatico e delle scene che creano grande empatia col pubblico, ma se la sequenza non è corretta non ha alcuna speranza di elevarsi da Buona Sceneggiatura a Sceneggiatura Perfetta. Una grande Sequenza di Sceneggiatura è la cosa che tutte le sceneggiature perfette hanno in comune.

Hai visto il film 48 Ore? Quanto è durato? E’ durato due giorni? Ovviamente no. Ma ci abbiamo creduto che la storia si sviluppasse nell’arco di due giorni anche se abbiamo visto solo due orette scarse, vero? La scelta di quali momenti della tua storia usare, la scelta delle scene che meglio — MEGLIO — raccontano la storia, e l’ordine nel quale le disponi, è La Sequenza. Potrà sembrarti iper semplificato ma ti assicuro che le cose stanno esattamente così.

Non raccontare ogni singola cosa che accade nella tua storia, scegli bene quando iniziare, quando fermarti, e quali momenti, persone ecc sono gli elementi necessari per la storia che vuoi davvero raccontare. Scegliere elementi diversi porterebbe a raccontare una storia differente anche se “la trama” sarebbe la stessa.

Ma quando sei riuscito a selezionare le scene giuste come riuscire a organizzarle in modo che la combinazione di ciò che dice QUESTA scena e ciò che dice QUELLA scena diventi qualcosa di più grande, di più profondo e di più significativo che parla della tua intera storia?

Questo è compito della Sequenza di Sceneggiatura. Lascia che ti renda tutto più chiaro con il più grande esempio di sequenza di sceneggiatura perfetta della storia del cinema, esattamente quello che tanti anni fa in un solo istante mi ha fatto arrivare a una completa comprensione della natura della Sequenza e capire perché è questo il vero linguaggio di una sceneggiatura.

Sequenza SceneggiaturaNel capolavoro di Kubrick 2001: Odissea nello spazio, c’è la famosa scena degli umani primitivi che imparano a usare un pezzo di osso come strumento, per scavare e per uccidere e dominare gli altri esseri viventi. L’uomo-scimmia lancia l’osso in aria, e cosa succede?

Si trasforma in una nave spaziale.

Sia l’immagine dell’osso che volteggia nel cielo che l’immagine della nave spaziale hanno un preciso significato e sono entrambe simboliche del cammino dell’uomo verso una maggiore conoscenza, ma quando metti l’osso accanto alla nave spaziale raggiungi l’eccellenza. Perché? Perché è la somma della storia dell’umanità.

Il film inizia con i primi uomini rannicchiati in una grotta, dominati dal loro ambiente, deboli, affamati e spaventati dal buio. Poi arriva la conoscenza. La semplice realizzazione di uno strumento e l’abilità di usarlo, porta direttamente l’uomo a compiere il passo cruciale di prendere quello strumento e combinarlo con aggressività. Adesso l’uomo non è più dominato dal suo ambiente, ma sta imparando a dominarlo.

Ed è così che siamo arrivati allo spazio. Non c’è bisogno di dire altro.

Un regista meno geniale sarebbe passato dall’osso ai primi insediamenti umani e quindi ad una guerra per il territorio e poi un’altra guerra, e poi ancora e ancora, con un montaggio storico che avrebbe mostrato lo stesso messaggio più e più volte – più l’uomo impara ad usare l’aggressività più domina il suo ambiente, più domina il suo ambiente e più impara a usare l’aggressività, più l’uomo impara a usare l’aggressività e più domina il suo ambiente, ecc ecc ecc

Non Kubrick. Perché lui sa bene come è che i film ci parlano davvero, conosce la lingua segreta che si ottiene prendendo una scena, poi prendendone un’altra e mettendole vicine in modo da far uscire la magia. L’osso diventa l’astronave, due immagini semplici che da sole non avrebbero mai avuto il potere di emozionarci, ma che messe insieme raccontano tutto quello che c’è da sapere sulla storia dell’uomo che va dall’alba dell’esistenza all’umanità che abita lo spazio.

Un ottimo esempio più recente di Sequenza di Sceneggiatura Perfetta lo si trova nel Cavaliere Oscuro.
Batman getta il boss Maroni giù da una scala antincendio e gli rompe la gamba. Stacco e vediamo il procuratore distrettuale Harvey Dent che puntando una pistola alla testa di un sospettato lancia in aria una moneta minacciando di ucciderlo se non risponderà alle sue domande.
Batman ha appena saputo dal boss mafioso che ormai nell’ambiente della criminalità più nessuno ha più paura di lui, e che quindi Batman non è più efficace come simbolo di giustizia. Così decide di passare il testimone a Dent, un uomo senza maschera, che può essere un nuovo eroe per la città. Ma Dent sta torturando una persona, e quando arriva Batman (che ha appena terminato di torturare Maroni) ammonisce Dent, dicendogli che non può fare cose del genere come simbolo di eroe che rappresenta i cittadini.

Le scene di Batman prima di quelle di Dent, insieme all’avvertimento del mafioso e l’avvertimento di Batman a Dent, si combinano insieme per dare vita a una potente narrazione. Da sola, ogni scena avrebbe avuto lo stesso il proprio significato, ma messe insieme in sequenza tutte insieme assumono un significato più ampio e allargano moltissimo la narrazione.

Quindi, possono essere molti i fattori che distinguono una buona sceneggiatura da una sceneggiatura perfetta, ma secondo me l’ingrediente essenziale che fa funzionare perfettamente tutto il resto è La Sequenza di Sceneggiatura.

Senza una buona Sequenza di Sceneggiatura, gli altri elementi non raggiungeranno mai la perfezione e la tua storia non troverà mai la sua vera voce.

 

6 thoughts on “La Sequenza di sceneggiatura

  1. Raffaele

    Sì ho letto, è tutto chiaro. Con leggera fatica ma ho compreso il concetto dei tre fattori che servono a rendere una sceneggiatura perfetta.

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  2. Rita

    Sto leggendo ogni volta le e-mail utilissime che ci invii e ti ringrazio tantissimo per aver creato questo blog! Geniale!!!

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  3. Jean-Claude Maton

    Ciao Giovanni, sono Jean-Claude ho spedito la mia sceneggiatura a mia sorella in Francia per una supervisione grammatica ed ortografica visto che sono ormai 35 anni che sono in Italia e lei prof. di Francese !
    Ma mi ha rimandato le dieci prime pagine cambiando i dialoghi in un Francese più preciso ma decisamente meno comico … Cosa mi dici dell’esagerazione e caricature per una sceneggiatura comica basata sul sesso ? … se la rendi più plausibile diventa più realistica ma meno divertente … almeno per me
    Cosa ne pensi ?
    Come al solito Grazie

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  4. DONATELLA TOMASELLI

    Capisco i concetti e m sto scervellando per trovare il modo di applicarli in un sceneggiatura teatrale

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  5. DONATELLA TOMASELLI

    Capisco il concetto ma mi sto scervellando per riuscire ad adattarlo ad una sceneggiatura teatrale

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